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Sarà Dicembre, che con le sue luminarie ed il suo profumo di festa risveglia lo spirito irrequieto, o forse saranno le continue ricerche di idee, progetti, angoli di bellezza che riaccendono la curiosità distratta da una tastiera del computer.

Sarà Roma, che ancora una volta mi sorprende con le sue strette strade del centro storico, le piccole botteghe artigiane racchiuse nel mondo sottosopra. Prendo il cellulare, mando un messaggio, invio una mail. Confermo un appuntamento alle 10, uno alle 17, nello stesso giorno.

11 Dicembre, una breve passeggiata, in venti minuti raggiungo il primo indirizzo della giornata, passando per campo dei fiori, piazza Farnese, ponte Sisto, via del Moro, Santa Maria in Trastevere, Via Dandolo. È una di quelle poche mattinate in cui il freddo punge i palazzi e li costringe al silenzio, rendendo il tragitto ancora più piacevole.

Arrivo alla Sartoria Farani, ho conosciuto Luigi circa due mesi fa, è una persona garbata, misurata, e mi sento felice di averlo incontrato.

Lo aspetto in una stanza adibita a camerino: una sedia posta al centro di un piccolo palco, due specchi, uno stand con degli abiti appesi. Ma è il profumo che colpisce immediatamente i miei sensi, quell’odore di pienezza, come se ogni angolo, ogni stoffa, ogni singola parte di quel luogo fosse pronta a raccontare delle storie fantastiche. Arriva Luigi preceduto dal suo cane, entrambi mi accolgono con un dolcissimo sorriso, e Luigi, in camice bianco, sarà il Bianconiglio del mio insolito viaggio nel suo paese delle meraviglie. Un ampio corridoio pieno di silenziosi rotoli di stoffe, tessuti e colori separano la lunga sala del laboratorio, in cui gli artigiani seguono attentamente la filiera della realizzazione di un costume, dalla stanza in cui tutto accade: un luogo in cui entro in punta di piedi, quasi a non voler disturbare le voci che quegli abiti antichi, insieme alla cassa di Totò, e alle scatole meticolosamente ordinate in un archivio stupefacente, trasformano in parole, episodi, racconti di vita. Luigi mi mostra con amore e passione gli articoli preferiti, dalla biancheria agli abiti dei primi del Novecento, alle casacche trovate per caso a Porta Portese, alle giacche che un senzatetto aveva riposto in un sacco della spazzatura, diventando parte del suo arredamento di strada.

È affascinante come ogni singola veste abbia un intreccio particolare, ognuno diverso dall’altro, ma nell’insieme in quella grande stanza, tutto aveva improvvisamente senso: gli abiti prendevano vita, e senza che io me ne accorgessi, Bianconiglio mi aveva condotto in un caffè francese durante la bella époque.

La sartoria Farani è un luogo straordinario in cui rifugiarsi quando la frenesia del quotidiano sembra prendere il sopravvento, e vestire i costumi della storia è una dolce terapia che fa sorridere il cuore e rasserena l’animo.

 

17 Dicembre 2019

Articolo scritto da:
Barbara Mazzi Pensieroso
Barbara ha da subito supportato l’importante progetto familiare, contribuendo alla profonda ristrutturazione che ha trasformato Palazzo delle Pietre in un'affascinante dimora storica romana. L'arte del ricevere e dell'accoglienza è naturalmente…
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