Intervista a Carlo Mazzi

D: Carlo, tu non sei un immobiliarista o un operatore turistico, allora perché hai intrapreso questa iniziativa?

R: Ho ricoperto per oltre 45 anni ruoli tecnico-professionali o manageriali in vari settori di attività: dall’industria aeronautica ai servizi finanziari, dall’università al cinema, dall’investment banking alla moda, ma prima di concludere le mie esperienze lavorative vorrei lasciare qualcosa di tangibile per le generazioni successive e per la città di Roma, che rappresenta la fonte originaria della cultura di ogni italiano (e anche di una più larga parte di popoli).
Vorrei anche poter sviluppare nuove relazioni interpersonali con gente di ogni parte del mondo: per questo ho deciso di stabilire il mio domicilio romano nello stesso palazzo ove sono ubicati gli appartamenti per i nostri ospiti.

D: Sappiamo che hai disegnato ogni dettaglio, ogni singolo appartamento, l’atrio e tutti gli spazi comuni: quali sono stati i passaggi più importanti? La ristrutturazione è durata sei anni: hai concepito sin dall’inizio tutti i dettagli del progetto ovvero hai modellato la struttura via via che questa prendeva forma?

R: All’inizio è stato difficile definire un progetto completo perché l’edificio era stato deturpato nei secoli scorsi da una serie di interventi senza rispetto per la sua storia, allo stesso tempo si doveva tener conto dei vincoli della Soprintendenza, dovevano essere recuperate le parti nascoste dalle superfetazioni selvagge, che celavano oltre ad antichi manufatti, anche problematiche strutturali: abbiamo scoperto locali segreti, soffitti dipinti coperti da carta da parati, epigrafi, sculture e antichi portali sotto gli intonaci, le due finestre rotonde al centro della facciata oscurate dalla muratura.
Abbiamo demolito pareti posticce e vari volumi abusivi, ma di converso, anche in virtù di ciò, abbiamo ricevuto una fattiva collaborazione da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali, la quale fra l’altro ha voluto recuperare il colore originario della facciata, ritrovato sotto vari strati di pitture successive: il celeste polvere che è tornato oggi a caratterizzare questo palazzo.
Evidentemente tutto ciò non era prevedibile e tanto meno programmabile a priori; è stato viceversa necessario procedere con attenzione rimodellando il progetto per includere e valorizzare ogni nuova scoperta. In tal modo, se pur utilizzando tanto tempo e risorse, abbiamo potuto restituire al palazzo la dignità della sua storia, che risale al quindicesimo secolo, come è testimoniato dalle due epigrafi poste sulla facciata.

D: Qual è l’origine del nome “Palazzo delle Pietre”? Evidentemente si tratta delle presenza dei frammenti di antiche sculture che riflette in ogni ambiente la tua passione per gli oggetti d’arte, ma quale è il loro significato per te?

R: Le pietre rappresentano una difesa contro la rapina del tempo perchè conservano nei secoli la testimonianza del lavoro dell’uomo alla ricerca della bellezza; l’arte è una virtù che accomuna uomini e donne di ogni parte del mondo.
Roma ha raccolto negli scorsi ventiquattro secoli le più belle sculture del mondo ed io ho voluto usare questo nome, assieme ad una mia modesta collezione di frammenti, per rendere omaggio alla storia di questa città ed al contempo rendere partecipi delle bellezze di Roma tutti coloro che vorranno trascorrere un po’ del loro tempo nel Palazzo delle Pietre.